Con la Testa tra la Luna e le  Nuvole, di Frida la Loka

Poesia, (ITA-ESP)

La Luna mi osservava
da dietro il velo, cieca e veggente,
con occhi malinconici di futuro,
piangendo il passato.

Camminavo senza passi
in un tempo immobile che
correva veloce, senza tempo
tra pensieri leggeri come pietre d’acqua.


Sussurrava con un filo di voce: la Luna,
mi guidava tra sogni svegli e realtà addormentate,
con il silenzio che vibra come corda tesa.

Il cielo era una pelle che respirava,
le nuvole, vene di luce opaca, e io,
sospesa, ero il tremolio di un cuore che non voleva nascere.

Mentre apparecchiavo la tavola,
la Luna, contava i bicchieri,
ogni piatto un ricordo,
ogni posata un segreto che non voleva cadere.

Portavo con me un fiore che non sapeva fiorire,
un sacco rosso pieno di sogni altrui,
- ovattato,
un ricordo che non mi apparteneva.

Stendevo i panni al vento,
e lei li trasformava in vele,
ogni lenzuolo un viaggio,
ogni calzino disperso un frammento di universo.

La Luna: mi avvolse con carezze d’ombra,
mi vestì di piume trasparenti,
mi dissolse in un abbraccio che non aveva confini,
come se fossi sempre stata parte di lei.

Un cane bianco mi seguì, nel cammino senza rivoli,
ombra viva di una meditazione silente.

Fiutando il confine tra il sogno e il silenzio, tra me e la Luna,
tra ciò che fui e ciò che ancora non osa brillare,

mentre spolvero libri che non smettono di raccontarmi
continuo con la testa tra la Luna e le nuvole.

Con la Cabeza entre la Luna y las Nubes, poema.

La Luna me miraba,
tras un velo ciego y vidente,
con ojos tristes de futuro,
llorando memorias del pasado.

Andaba sin pasos,
en un tiempo quieto que corría veloz,
sin relojes, entre pensamientos livianos como piedras de agua.

La Luna susurraba apenas,
me guiaba entre sueños despiertos
y realidades dormidas,
con un silencio que vibraba como cuerda tensada.

El cielo era piel que respiraba,
las nubes, venas de luz apagada, y yo, suspendida,
temblor de un corazón que no quería nacer.

Mientras ponía la mesa,
la Luna contaba los vasos,
cada plato era un recuerdo,
cada cubierto un secreto que no debía caer.

Cargaba una flor que no sabía florecer,
un saco rojo lleno de sueños ajenos
– mullido –
Un recuerdo que no era mío.

Tendía la ropa al viento,
y ella la volvía velas,
cada sábana un viaje
cada calcetín perdido un pedazo de universo.

La Luna me envolvió en caricias de sombras,
me vistió con plumas transparentes,
me disolvió en un abrazo sin fronteras,
como si siempre hubiera sido parte de ella.

Un perro blanco me siguió,
en el camino sin cauces,
sombra viva de una meditación callada.

Olfateando el límite entre sueño y silencio,
entre yo y la Luna, entre lo que fui y lo que aún no se atreve a brillar.

Y mientras sacudo el polvo de libros que nunca dejan de hablarme,
sigo con la cabeza entre la Luna y las nubes.

Tua

10 novembre,  2025.

21 pensieri su “Con la Testa tra la Luna e le  Nuvole, di Frida la Loka

  1. Questa meravigliosa emozionante bellezza della luna che ci osserva da sempre, che osserva gli esseri umani da sempre, ci accompagna nelle nostre emozioni, amori, delusioni, dolori e ci osserva parlandoci con il suo silenzio ma ugualmente entrando in noi fino ai palpiti del nostro cuore. La luna è oltre il tempo è quella che ci guarda oggi come fosse ieri o come fosse domani e a ogni nostra domanda, paura, gioia, tristezza ci racconta di altri tempi, di oggi e ci mostra i tempi che verranno. Una poesia meravigliosa, bellissima.

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    1. Condivido in pieno il modo in cui concepisci la luna: silente, ma sempre presente a ogni sentimento che si manifesti in noi. Ci sono quelle sere limpide, persino fredde, eppure lei c’è; non riesco a distogliere lo sguardo né a fingere che non esista, per me e per tutti noi. Grazie del tuo gradito commento.

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    1. Non sono io che devo dire che una tua interpretazione sarebbe minima cosa, come sempre dico, ognuno, secondo il proprio vissuto, legge e interpreta. Comunque mi fa piacere che susciti queste sensazioni in te, belle! Buon inizio settimana. 😉🍁

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