L’altra parte del mondo a ” Natale “

C’è una famiglia come tante altre in tutto il mondo, questa però, abita in un paesino di nome Waras, distretto vicino a Kabul.
Mika, la mamma molto premurosa, lavora a casa.
Abdhar il papà, ha degli animali che compra scambia e vende.
Più tempo passa, più è difficile e non è mai abbastanza per soddisfare il fabbisogno  famigliare. Mika e Abdhar hanno tre figli, il più grande ha 12 anni di nome Melshid, il secondo Gasthad di 10 anni e il più piccino, Baldid, con solo 7 anni promette  un carattere forte deciso e molto astuto, alimentato a forza di bombardamenti improvvisi.
I bambini sono bravi a scuola, anche se Gasthad non va matto per le tabelline c’è l’ha mette tutta e Baldid è un portento nella lettura, ogni tanto rubacchia a suo fratello maggiore qualche libro o rivista, una volta finiti gli rimete ha posto.
Pasano le loro giornate tra scuola (quando possono andarci) e qualche lavoretto per aiutare mamma.
Melshid taglia legna per poter riscaldare la modesta casetta nella qualle vivono e Gasthad e Baldid contribuiscono nel reperire il latte fresco della mucca Matilda e qualche volta toca far fuori una gallina, se a cena vogliono mangiare un pò di carne.
L’unico asino che hanno è destinato ha percorrere delle strade polverose, diventate sentieri che servono per andare d’un paesino all’altro con delle merci.
Questi bambini, da tempo non hanno il privilegio di pensare a giocare in serenità una partita di calcio o girovagare con gli amichetti cercando qualche tesoro nascosto fra montagne di pietre e calcinacci.
Reduci da cambiamenti.
Baldid di notte, con una candela accesa cerca leggere ma non riesce ha concentrarsi.
Ci sono dei fuochi e luci sfavillanti in cielo ma non solo nel periodo natalizio.
Melshid e il papà, d’un tempo a questa parte, sono fuori, fanno le sentinelle insieme a tanti altri compaesani. Una notte, sentono il fischiare sordo d’un razzo che colpisce la stradina che incrocia la biblioteca dove Melshid prende in prestito i libri e poi li riconsegna.
Due notti dopo,Baldid capisce i suoi genitori che parlano dietro una porta di legno, sono decisi, quel posto per loro è diventato molto pericoloso perciò dovranno andare via.
Presto, non appena la luce compare al mattino, Baldid stratona Melshid, riesce a svegliarlo e con le urla che li propina sveglia anche Gasthad, racconta loro quello sentito la notte precedente. – Dobbiamo andare dalla nonna disse Baldid pronto a quello che lui chiama avventura, senza rendersi conto dei pericoli d’affrontare strada facendo. Conosce la strada da prendere a memoria giacché conserva una vecchia mappa che sempre usa con solo l’immaginazione.
– Ci ho pensato ieri notte mentre tutti dormivano! -Andremo dalla nonna e la zia. È un paese distante non poco, di nome Gandira. 
Passò una settimana da quel momento, fin troppo corta, quando in mezzo c’è la certezza che in fondo non sono più che bambini.
Mika affranta e con lacrime agli occhi  strinse con un tenero abbraccio a tutti e tre, Abdhar preparó un sacco con delle provviste per il viaggio e qualcuno a quatro zampe gli aspetta bello carico, fuori ignaro del suo nuovo ruolo.
Partirono, giorni calorosi li atessero camminando sulla terra battuta e sassi, nelle notti fredde accendevano un piccolo fuoco per scaldarsi e mangiare, poi si riparavanno in una tenda rudimentaria fatta in cottone e lana, col asinello vicino per avere un po di calore.
Mentre mangiavano verso mezzogiorno, raccontavano storie oppure le inventavano, ridevano spensierati.
Non ricordavano più cos’era un inmenso cielo infinitamente stellato e luccicante di notte in mezzo ad un cupo silenzio.
Trascorsero dei giorni. Iniziavano ha mostrare segni di debolezza e stanchezza.
Oggi, è una giornata ventosa, tanto da sollevare la sabbia in un  fitto manto oro. I tre, coperti con dei foulard; s’intravedono soltanto occhi semi chiusi.
Non molto distante però, Gasthad addochia una casucola e lancia un grido a suoi fratelli segnalando con l’indice  dove guardare,  Baldid tolse subito la mappa e la buttò nella sabbia cercando di aprirla perché il vento continuava a fare scherzi, Melshid l’ho aiutò. Nel frattempo un’anziana coprendo il volto si avvicinava. Era la nonna!
Nel mentre, dopo passata la tempesta e rifociliati, raccontano l’odissea del viaggio con gagliardia e fierezza, in un’altra stanzetta si iniziano a sentire dei gemiti ogni volta più intensi, era zia Bandar! Per sorpresa dei tre arrivati, era incinta.
La nonna se ne accorse che stava iniziando il travaglio, mandò i nipotini a prendere del acqua tiepida, panni e una bacinella che era vicina al tavolo e attesero fuori mentre l’asino annusava quasi indifferente d’una piccola finestra; finché non sentirono il pianto d’un bambino.
Erano pieni, orgogliosi di sé stessi nel aver aiutato, oramai erano maturi.
I tre, con una gran risata quasi liberatoria, se ne resero conto soltanto dopo un paio d’ore che dal momento della loro uscita di Waras fino a Gandira, non ebbero altro che il dono di un’altra possibilità, di ricominciare, continuare a crescere senza il peso d’un sciagurato ricordo.
Nacque una bambina che la chiamarono Salam.

Tua.
23 dicembre, 2021

By Veronica Ronza – Vesuvio Live

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