Un libro, una scoperta.

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Quand’ero piccola mi sono catapultata in un libro, mi sono incuriosita, non ricordo  se me l’abbia regalato mia madre o come fosse comparso in casa fra una collana di libri mai letti che facevano corredo in una piccola credenza che c’era nella sala, fra tanti oggettini regalatici o presi.
Un miscuglio di cose che ogni venerdì dovevo smontare da quelli scaffali, metterli sul tavolo per poter pulire.
In uno di questi giorni, lo vidi e lo pressi, lo portai in camera mia e iniziai quella notte a leggerlo.
“Il Diario di Anna Frank”. Al inizio non ero molto convinta ma, mano a mano che scorrevo le pagine mi appassionavo di più,  lo divorai, ero eccitatissima!
Tra me e me pensavo, che bambina coraggiosa e piena di cose da raccontare pese al ambiente ristretto e semi buio nel quale si trovava.


Una volta finito, iniziai a scrivere il mio primo diario, giorno dopo giorno…
Avrei avuto sui dieci, undici anni, cavolo! se avevo cose da raccontare, a differenza sua io andavo a scuola poi tornavo, facevo i compiti e giocavo con i miei amici del quartiere, fuori la maggior parte delle volte, quindi paradossalmente,  la libertà la facevada di padrona, addirittura una delle mie amiche andava con me alla stessa scuola.
Una scuola di suore, con tanto di uniforme e tante regole da seguire. Ma non sempre le rispettavamo…

Da quel momento, decisi che un giorno quando fossi grande, avrei scritto un libro.

Ma, non me la sento di farlo, con tanti eruditi sparpagliati da per tutto, oramai, chiunque scrive un libro: da influencers a calciatori, da modelle a attori e via discorrendo.

Poi come avrete notato, questa non è la mia lingua madre, bensì, come Frida, compagna silenziosa di viaggio, è lo spagnolo.

Allora perché scrivere in una lingua acquisita?

Bene, perché trovo fascinoso, sfidante e motivante approfondire la lingua.

Tua.

23 luglio, 2021.

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