Toglierei tutto dal corpo, pure stesso corpo; forse, concederei alla testa la grazia, la quale mi fa pensare e ricordare passati migliori.
Ridevo con scioltezza e sincerità;
correvo all’impazzata contro vento in mezzo a temporale e sentivo la mia pelle nuda apiccicata alla mia veste fradiccia,
i piedi; anche essi spogli calpestando fango e capelli lunghi e ricci
colando cristaline e dolci gocce; non ne avevo paura men che meno vergogna.

Ch’erano soddisfazioni piacevoli e goderli con tutti i sensi mi appagava.
I miei desideri, talvolta superflui, che sono persona umana erano parte importante nella mia vita.
Toglierei tutto dal corpo, pure stesso corpo; che non
mi da pace, non un attimo di respiro; cosa vuole da me!
Pure il tempo ci si mette in mezzo, ch’è spilorcio! Virus, guerre e tutto, che complica l’esistenza più del necessario.
Solo adesso; me ne accorgo;
Se fosse il core e non la testa a convenire gratitudine, forse sarebbe meglio?
Che quello lì è pieno di ferite inflitte, ma non demorde. È tosto e testardo come diamante grezzo, ancora pronto a beccarsi più intagli.
Che il mio mestiere non è essere a casa ed accontentarmi perché sono viva; cosa ben diversa a sentirsi viva!
Tua
11 luglio, 2022.
Ripubblicato su:
