Sala d’attesa, di Frida la Loka, (ITA-ESP).

Grigia era la poltrona sulla quale sedevo, di freddo e scivoloso cuoio
il gesto di una chiamata aspettavo 
occhi pesanti stralunati a pensare
il nulla e il tutto...

Bugiarda! Nel mentre mi dicevo
in silenzio urlavo e l'immensità con le sue certezze e uno tsunami  di -non- quel giorno, il mio tutto riempiva.

Taciturno e stonato il sottofondo, faceva di colonna sonora 
nei dintorni immacolati
un via vai molto ordinato e metodico.

A me, di fronte, c'era un'altra donna, 
in composto modo seduta con abbattuta apparenza
stranamente impaziente e un bluastro e anonimo volto.

I minuti trascorrevano e se non fosse stata chiamata,
uno specchio di fronte a me, vidi, avrei giurato...
Per vero dire.

Sala de espera, poesía.

Gris era la silla en la que me sentaba, de frío y resbaladizo cuero 
esperaba el gesto de una llamada
ojos pesados desorbitados pensando
en la nada y el todo...

¡Mentirosa! Mientras me decía
en silencio gritaba
y la inmensidad
con sus certezas 
y un tsunami de -no- aquel día, llenaba mi todo.

Silencioso y desafinado el fondo, hacía de banda sonora 
en los alrededores inmaculados
un ir y venir muy ordenado y metódico.

Frente a mí, había otra mujer,
sentada de manera compuesta con apariencia abatida
extrañamente impaciente y un rostro azulado y anónimo.

Los minutos pasaban y si no hubiera sido llamada, 
un espejo frente a mí, vi, habría jurado... 
A decir verdad.

Tua

29 novembre,  2024.

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